IL DIBATTITO SUGLI STRANIERI COINVOLGE TUTTO IL MONDO SPORTIVO


Oggi sulle pagine de “Il Sole 24 ore” un ampio confronto tra le principali discipline sportive


 


Il dibattito sulla tesserabilità dei giocatori provenienti da federazioni straniere continua ad essere particolarmente acceso. Non solo nel volley, tant’è che a livello globale sta diventando un argomento di grande attualità. E’ di oggi un ampio spazio dedicato da “Il Sole 24 ore” sulle sue pagine, che mette in evidenza la circolare del CONI del 2004, la quale, come atto di indirizzo, invitava i club professionistici ad iscrivere a referto per ogni gara disputata, almeno il 50% di atleti di formazione locale ovvero che hanno militato nei settori giovanili di squadre italiane per un certo periodo, da due a quattro anni. Questi atleti, possono essere di nazionalità italiana ma anche straniera e quindi non eleggibili per la nazionale azzurra.


Una linea guida già sposata ed appoggiata dalla Lega Pallavolo Serie A che nella proposta inviata alla FIPAV relativa ai prossimi tre campionati fa riferimento “a 50% di giocatori italiani in panchina eleggibili per la nazionale”. Si tratta, quindi, di una rafforzatura della direttiva del CONI ma che non va a limitare in alcun modo la libera circolazione dei giocatori comunitari e anche extracomunitari.


Nell’articolo pubblicato oggi, non manca un riferimento al mondo della pallavolo. Taismary Aguero, giocatrice cubana ora nel campionato turco, ha ottenuto il passaporto italiano dopo il matrimonio con Alessio Botteghi; da allora la decisione di indossare la maglia della nazionale di casa nostra dopo la vittoria di due medaglie d’oro alle Olimpiadi con Cuba. Si tratta di un risultato della globalizzazione imperante che poi influisce anche sullo sport. Nulla più.


In Europa la libera circolazione degli atleti è stata rafforzata più volte da sentenze importanti, come quella Bosman del 1995 che prevede il libero tesseramento di giocatori professionisti provenienti da federazioni dell’UE. Ma non solo, perché tra il 1996 e 1997 questo concetto viene ampliato anche ai giocatori dilettanti. Insomma, lo sport, nella Comunità Europea, si può muovere liberamente senza nessuna restrizione.


Successivamente le barriere si abbassarono ancora di più dopo il Caso Simutenkov, calciatore russo. In quel caso i giocatori extracomunitari vennero equiparati a quelli comunitari se provenivano da stati non membri dell’UE ma con i quali la Comunità avesse stipulato accordi di associazione. Un’altra sentenza sportiva è prevista a breve, ad emanarla sarà il tribunale belga di Charleroi. La diatriba è aperta tra la Comunità Europea, con la normativa antitrust, e la Fifa. Se la corte di giustizia dovesse ritenere invalida la regola della FIFA riguardante la messa a disposizione gratuita degli atleti alle nazionali, le società di calcio di tutta Europa potrebbero respingere le convocazioni da parte delle nazionali dei giocatori sotto contratto. Inutile sottolineare che sulla decisione presa in merito non peserà la distinzione tra giocatori professionisti e dilettanti perché la Corte di giustizia distingue solamente tra non amatori, ovvero quelli che percepiscono denaro dall’attività sportiva, e amatori che giocano per il puro piacere di farlo.


Infine giova ricordare che il Commissario UE allo sport, Jan Figel, ha categoricamente affermato che il principio della libera circolazione degli sportivi è intoccabile e vale per tutte le discipline sportive. Ed è per questo motivo che, a Bruxelles, si ritiene poco apprezzabile la decisione della FIVB sul tema della limitazione agli stranieri nei campionati nazionali.