I tre punti conquistati contro Vibo Valentia sono preziosissimi. Vanno a rimpolpare una classifica che situazioni contingenti e, soprattutto, problemi di natura psicologica rischiavano di compromettere. Ma sbaglierebbe chi pensasse che la vittoria contro i calabresi ha fatto uscire in maniera definitiva la Roma dal tunnel, perché nello sport, e nella pallavolo in particolare, illusioni del genere rischiano di durare lo spazio di un mattino.
“Certo, non c’è più la situazione penalizzante di prima, ma i pericoli stanno dietro l’angolo”. Francesco Corsini si fa portavoce della generale attenzione. Il centrale umbro, vista la vecchia milizia, sa perfettamente che è necessario lavorare giorno dopo giorno per mantenere la concentrazione e per farsi trovare pronti. “Esattamente – dice – quello che è accaduto a me. Adesso mi sento veramente titolare di questa squadra. Ho sempre lavorato pensando che lo fossi dall’inizio, ma è indubbio che le belle prove fornite, prima a Verona e poi ieri sera al Palazzetto contro Vibo Valentia, se non altro mi hanno messo sotto un’altra luce. Mi hanno regalato una diversa considerazione da parte della squadra e della gente”.
Corsini ha scoperto anche il ruolo di motivatore, entrando in scena nel momento in cui serviva di dare una scossa ai compagni, urlando anche a costo di diventare antipatico. “Ci sono alcuni momenti nei match in cui è necessario alzare la voce, farsi sentire, dare la carica, “rianimare” magari il compagno che ha appena sbagliato un colpo, perché l’andamento della partita possa essere riportato sui giusti binari. L’altra sera ho fatto questo. Ho tirato fuori tutta la grinta, anche perché qualcun altro se ne appropriasse e, grazie a qualche muro ben fatto o ad alcuni punti realizzati in primo tempo, anche i compagni hanno capito che la vittoria poteva essere raggiunta. Per carità – continua Corsini – non dico questo perché mi sento un leader, ma anche se fossi stato in panchina avrei urlato alla stessa maniera. Perché il momento lo richiedeva, perché non era possibile lasciarsi sfuggire un successo che, al contrario, se raggiunto ci avrebbe offerto più ampie garanzie”.
Il centrale, lo ha detto, ora si sente più che un’alternativa a Lebl e Yosifov. Del resto soltanto situazioni particolari e l’andamento di alcuni incontri non hanno permesso che Corsini entrasse con maggiore assiduità. “Quando sono arrivato da Trento – confessa il ragazzo – ho avuto qualche problema ad ambientarmi. Soprattutto perché, con una bambina nata da pochi mesi, spessissimo ho dovuto rinunciare a qualche ora di sonno. La cosa, comunque, non mi ha penalizzato più di tanto. 0gni giorno mi sono allenato regolarmente e ogni domenica ho sperato di vedere consolidato il frutto dell’impegno degli allenamenti. Adesso sì che posso considerarmi titolare”.
Per Corsini, comunque, la M.Roma dovrà ancora lottare. “Fallito l’obiettivo della Coppa Italia, ci resta – conclude – la speranza di entrare tra le prime otto. Anche se siamo ridotti ai minimi termini come organico, possiamo farcela con la cattiveria e con il cuore che contro Vibo hanno messo in campo, tra gli altri, Saraceni, Zaytsev e Bencz. La trasferta di Forlì diventa un altro banco di prova. Dobbiamo tornare con una classifica migliorata, anche perché, dando uno sguardo al calendario, dopo qualche turno, ci troveremo un’altra volta impelagati nel ciclo terribile. Per quanto riguarda la salvezza, meglio non parlarne. Sull’ingresso nelle prime otto, se ci mettiamo la determinazione dell’altra sera, possiamo ancora spuntarla”.