Nel giorno del suo quarantaseiesimo compleanno, l’allenatore friulano accetta la proposta tecnica di Luciano Sturam e diventa il suo successore alla guida della Tinet Gori Wines Prata

C’è chi per il proprio compleanno si regala una vacanza, chi uno sfizio. Jacopo Cuttini, invece, nel giorno del suo quarantaseiesimo compleanno ha deciso di concedersi la panchina maschile più prestigiosa della regione accettando la corte di Luciano Sturam e diventando il suo successore alla guida della Tinet Gori Wines Prata.

Primo “colpo” per il neo Ds, che aveva segnato nella propria agendina il nome di Cuttini come obiettivo prioritario per guidare i Passerotti edizione 2019-2020.

Un ritorno in regione dopo un anno e mezzo passato alla corte della Kioene Padova, prima con il ruolo di assistente allenatore e poi con i galloni di “vice” di Valerio Baldovin. Una stagione straordinaria quella dei patavini, che si sono fermati ai quarti di finale scudetto dopo aver giocato una serie altamente spettacolare contro il Trentino Volley di Lorenzetti.

Per Cuttini si tratterà della prima panchina di Serie A come capo allenatore. Di sicuro l’esperienza non gli manca. Dopo i primi anni a Buia e l’esperienza come selezionatore regionale maschile, 5 anni col Futura Cordenons, tra B2 e B1. Poi la cavalcata nel femminile prima con Martignacco con il quale conquista una Coppa Italia di B2 e una promozione di B1 e poi con la PAV Udine.

Cosa ti ha spinto a sposare il progetto della Tinet Gori Wines?

Volevo tornare verso casa, ma per farlo avevo bisogno di stimoli forti. Mi è bastata una chiacchierata con la dirigenza. Parlando con Luciano Sturam, Davide Piccinin, Gianni Bertolo e Maurizio Meneghel, ho percepito voglia di fare, energia, ambizione. Le stesse caratteristiche che io cerco di mettere quando alleno. Nelle parole di Luciano ho trovato grandi motivazioni, che lo hanno portato al cambio di ruolo. Mi sono subito detto: Jacopo questa è la sfida con l’energia giusta

Come vedevi da esterno l’ambiente della Tinet Gori Wines?

La parola chiave è coinvolgimento. Una delle caratteristiche macroscopiche è che il palazzetto è sempre pieno, festoso. E lo è stato anche quando la squadra perdeva. Quest’anno sarà un campionato di pari livello rispetto a quello dello scorso anno perchè, sostanzialmente, la maggior parte delle squadre è quella della “vecchia” A2. Per questo avremo bisogno della spinta del nostro pubblico. Oltre a questo ho ricevuto resoconti positivi da giocatori che avevo già allenato in precedenza (Radin e Corazza, ndr). Essendo loro dei grandi lavoratori non potevo non fidarmi della loro parola

Quali saranno le prime mosse?

Abbiamo analizzato alcune criticità presentatesi nella scorsa stagione e cercheremo di portare ulteriori motivazioni per fare qualcosa in più. Già oggi faremo una prima riunione per definire staff, programmazione e obiettivi a livello di gioco, per poi poter trovare dei giocatori adatti e che accettino di lavorare con noi. Ritengo che questo sia il periodo fondamentale per una stagione positiva. Dovremo anticipare i tempi, ma soprattutto fare delle analisi il più possibili corrette sugli equilibri di squadra. Essere perfetti non è pensabile. Cercheremo di sbagliare il meno possibile

Cosa porti con te dopo l’esperienza con la Kioene Padova?

E’ banale, ma è la verità assoluta: è stata l’esperienza sportiva più formativa della mia vita. Una stagione con squadra e staff molto coesi, nella quale tutto è girato per il verso giusto e i risultati, infatti, si sono visti. In due anni ho vissuto esperienze sia dal lato metodologico che da quello umano veramente differenti. L’ambiente del massimo livello è lontano anni luce anche dalle realtà più solide ed organizzate delle categorie inferiori. Mi piacerebbe poter portare la loro mentalità ed organizzazione, tarando ovviamente il modello ad un livello tecnico più basso, ma che è comunque il più importante in regione

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