La notizia, prima di tutto: Francesco Del Vecchio anche per la prossima stagione sarà un giocatore della Pallavolo Molfetta. Il colore, poi: per la città e la tifoseria trattasi della prosecuzione di un percorso condiviso. Le soddisfazioni in B1 che sembravano già un exploit, i successi in A2 che per molti erano irripetibili, le conferme in A1 al cospetto dei grandi, le storiche vittorie contro quegli stessi grandi.

Del Vecchio ha vissuto tutto questo assicurando certezze. Titolare o in panchina, sempre e comunque utile. Talvolta anche decisivo. Nessuno dimentica che le prime vittorie del filotto che nella scorsa stagione ha consacrato Molfetta nell’olimpo del volley italiano, hanno il suo marchio di fabbrica. La nomina a Mvp ricevuta in occasione della partita contro Treia rappresenta forse il momento più alto della sua carriera.

Una carriera come tante, e forse per questo diversa. Una carriera costellata di gratificazioni, figlia della passione e del lavoro, della forza di volontà e della voglia di migliorarsi. Destini che coincidono, quelli di Del Vecchio e della Pallavolo Molfetta, che mettono sui due piatti della bilancia la soddisfazione di averci provato ed esserci riusciti, e l’ambizione futura di proseguire un progetto che anno dopo anno non smette di stupire. “Per me è una gioia straordinaria – sono le sue parole – proseguire questo cammino in biancorosso. Molfetta ormai è parte di me, assieme ne abbiamo viste tante e tante ne vivremo. Una partita dopo l’altra ci siamo imposti all’attenzione della gente e da piccoli e sognatori, siamo diventati una bella realtà della pallavolo italiana. Non vedo l’ora di ricominciare a lavorare in palestra, di fare gruppo con i nuovi, di rivivere la magica atmosfera che ci caratterizza da anni. Sono pronto”.

Quella di Del Vecchio è una conferma che si ripete ormai da sei stagioni. È la parabola vincente di un ragazzo dell’’87 nato e cresciuto a Terlizzi, nella squadra della sua città, fermatosi per un anno a Gioia (prima volta in A2 nel 2009), poi arrivato a Molfetta quando aveva 23 anni. Qui è diventato un idolo. Lui, il giocatore operario, quello che di mattina lavora in call center e il pomeriggio suda in palestra per farsi trovare pronto ogni volta. Ricezione dopo ricezione, attaccando e incitando. A modo suo, in silenzio e con la pacatezza dei forti.

“Sarà bellissimo riabbracciare i tifosi – conclude – e vivere con loro un altro sogno. Ripetersi sarà difficile, ma non abbiamo paura di crederci. Daremo il massimo . Come sempre”. Come accade da sei anni. E ogni volta è come se fosse la prima.