Il Presidente della Roma Volley Club maschile, Antonello Barani, a conclusione della stagione sportiva torna a parlare, toccando alcuni aspetti del momento che stiamo vivendo e della situazione economica-imprendoriale dello sport e della pallavolo in particolare. Barani spazia e lancia idee per “salvare” il movimento e chi in questi anni ha investito tanto. La Roma Volley Club è la sola realtà di pallavolo di vertice maschile della Capitale, ha lanciato giovani e ha un progetto preciso. Ma per proseguire la propria strada c’è bisogno dell’apporto di tutti.

Presidente che ne pensa della situazione attuale?

Mi rendo conto che purtroppo questo stop obbligato, derivante da una situazione mai vista prima, almeno nei tempi moderni, sta mettendo in ginocchio la vita quotidiana delle persone, sia a livello professionale, sia personale. Io per primo mi sto dedicando giorno e notte ai figli perché la mia ex moglie è impegnata in prima linea per combattere questo brutto male, lavorando presso l’ospedale. È compito del sottoscritto dunque sostituirmi a lei, lo faccio con piacere e dovere di genitore e uomo.

Come imprenditore come sta vivendo?

È un momento difficilissimo a livello economico, ringrazio il Governo per lo sforzo che sta facendo, ma non penso che sarà sufficiente, è importante che ogni singola persona si impegni per ricominciare a dare valore a quell’Italia dimenticata e intrinseca di valori morali, sociali e imprenditoriali.

Questa crisi che impatto ha avuto sullo sport?

Molto forte direi. Mi spaventa molto il nostro mondo, che si è fermato a tutti i livelli, tranne il calcio. Sarà complicato ripartire, sotto tutti i punti di vista. Le difficoltà economiche e imprenditoriali porteranno a un abbassamento degli investimenti, ci sarà un’impossibilità di dare continuità al lavoro fatto da tutte le associazioni sportive. Nel caso della serie A ci saranno delle riduzioni, il costo dei campionati di serie A è sicuramente alto e siamo tutti sulla stessa barca proprio per questa situazione straordinaria, ma penso che tutti debbano fare un passo indietro e la parola adatta sarà ridimensionamento. Le aziende stanno già riducendo la propria partecipazione e il proprio sostegno verso lo sport, dobbiamo prendere atto e comportarci di conseguenza.

Soluzioni?

C’è bisogno nella pallavolo, Superlega a parte in quanto semiprofessionisti, di una volontà comune e di una tavola rotonda con istituzioni sportive, federazione e varie associazioni dove le stesse possano esprimere le proprie idee per far crescere e migliorare questa disciplina. Dobbiamo unirci e dare valore a chi ha fatto tanto prima, a chi ha investito, che rappresenta la base solida di un movimento che a livello locale non sta andando bene se non per poche società. Dobbiamo infondere credibilità, dobbiamo abbassare gli obiettivi per trovare un percorso comune, altrimenti si fermerà tutto. Dobbiamo, inoltre, dare sostanza e vita.

Qualche idea per il futuro?

Dobbiamo essere credibili, noi della Roma Volley abbiamo fatto qualcosa di importante per la pallavolo di vertice, abbiamo lanciato giovani, abbiamo investito e raccolto, ma non basta. Vogliamo proseguire a testa alta, ma non da soli con l’aiuto di tutti. Dobbiamo tutelare il nostro lavoro e lanciare anche nella pallavolo il premio di formazione, purtroppo pochi giocatori della nostra città, si contano sulle dita di una mano, hanno esordito negli ultimi 10 anni ai massimi livelli, senza che sia stato dato un riconoscimento per la società di appartenenza.

Valorizzare il patrimonio delle società, i giovani, ma come?

Si potrebbe istituire un fondo per favorire stage all’estero nel periodo estivo per le società vincitrici del Gran Prix Giovanile, che dovrà avere criteri di assegnazione oggettivi e riferiti a risultati. Inoltre si dovrebbe abolire il vincolo sportivo e promozionale in modo da premiare chi lavora in maniera proficua e duratura sul territorio. Sarà la federazione stessa a indicare gli standard applicativi. Poi ci dovrà essere sempre di più uno scambio sociale e sportivo tra le varie realtà del territorio nazionale con tornei giovanili durante le feste.

Questo lungo stop ha portato conseguenze negative per i campionati

Soprattutto quelli giovanili. I ragazzi non hanno terminato i campionati, sono propenso nel formulare una revisione degli stessi dando vita a U13/U14/U15/U17/U19 parlando di eccellenza. Facendo slittare le categorie dagli anni pari a quelli dispari si creerebbe l’opportunità gli atleti di non perdere una stagione e di poter riprendere a settembre con i propri gruppi squadra e per le società sportive di poter dar seguito alla programmazione già in essere, senza trovarsi a dover strutturare una stagione senza poter valutare gli atleti al termine dell’annata e potendo quindi concentrarsi maggiormente su altri aspetti come per esempio la ricerca sponsor. In questa maniera si compirebbe il percorso di crescita e sarebbero pronti per le categorie maggiori.

E a livello di serie A?

Ci dovrà essere maggiore apporto da parte di tutti, iniziando dai comitati territoriali, dalla Fipav e dalle istituzioni perché una squadra di serie A è un patrimonio di tutti, in particolare del movimento locale e nazionale che dovrà “lavorare” per il vertice. Le squadre di serie A danno visibilità a tutte le altre realtà circostanti, per questo ci deve essere un coinvolgimento da più parti. Vanno date indicazioni precise affinchè si usi lo stesso linguaggio e ci siano le stesse finalità, una continua e sinergica collaborazione tra la base e il vertice, così quel mondo che abbiamo parlato prima, ovvero il giovanile, non sia sganciato dal vertice.