L’opposto Matteo Paoletti, gigante marchigiano classe ‘82 alla seconda stagione in biancazzurro, è uno dei giocatori più rammaricati nel roster della GoldenPlast Civitanova per l’epilogo del Campionato di A3 Credem Banca, annullato a pochi turni dal termine della prima fase. Grande protagonista a suon di punti in Regular Season, il primo terminale offensivo del team di Gianni Rosichini ha ancora la grinta di un ragazzino, ma vanta una lunga carriera in Serie A costellata di premi individuali e successi di squadra. L’atleta originario di Loreto si racconta con una serie di aneddoti personali a tutto volley.

Quella volta che…

…ho esclamato “il mio sport è differente”. “Questo non si è mai verificato perché non credo che ora il mio sport sia differente. Ci sono lati positivi e negativi come in altre discipline. Nutro una speranza, cioè che il volley diventi un esempio da seguire per tutti gli altri sport. Un risultato da raggiungere con l’impegno, il lavoro e il comportamento di chi gravita nella pallavolo”.

…mi sono sentito invincibile. “Quando è capitato, poi è sempre accaduto qualcosa che mi ha fatto ricredere immediatamente o ho incontrato persone che mi hanno rimesso in riga. Ho smesso presto di sentirmi invulnerabile”.

…sono rimasto impressionato dai compagni. “Ogni volta che nello spogliatoio chiedo di mettere della musica. Non potete capire cosa mi fanno ascoltare…”.

…ho temuto di dover lasciare la pallavolo giocata. “Si tratta di un tasto delicato. Direi che la situazione attuale sta mettendo in apprensione molti atleti”.

…ho fatto una scelta complicata. “In carriera mi è capitato una volta di dover cambiare squadra a metà stagione. Non è stato facile perché ho vissuto l’episodio come una sconfitta. Avrei voluto evitare la separazione dal club”.

…ho giocato con uno dei miei idoli. “Per me è stato un onore ritrovarmi alla Lube Volley con Marco Bracci. Non è semplice descrivere la sensazione. Era venuto a giocare quattro anni prima con Modena mentre io ero a Loreto per la coppa Italia e rimasi letteralmente folgorato da come stava in campo”.

…mi sono sentito orgoglioso di vestire la maglia biancazzurra. “Fin dalla preparazione ho provato fierezza nel giocare con giovani atleti che poi sono cresciuti di gara in gara. Stavamo andando forte. Avrei preferito elogiarli e fare un bilancio a fine torneo…”.

…non sono riuscito a digerire una sconfitta.Ho sempre considerato le battute d’arresto come carburante extra per la settimana successiva e non ne ricordo una in particolare”.

…ho assistito a una grande partita da spettatore. “Ogni match di Matej Kazijski a Trento era uno spettacolo. Un giocatore fuori dal comune”.

…ho perso la pazienza in mezzo al campo. “Dovrei elencare tutte le sfide di Campionato perché mi arrabbio in ogni gara, è nella mia indole di giocatore grintoso. Per fortuna mi sfogo tirando schiaffi al pallone”.

(In  foto Paoletti scherza con il libero D’Amico)

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