MILANO – Bella intervista di Matteo Piano, centrale e capitano dell’Allianz Powervolley, rilasciata a Roberto Zucca, penna d’elite del portale online VolleyNEWS.it

Intervista completa qui: https://www.volleynews.it/matteo-piano-il-piacere-di-raccontarsi-e-importante-trasmettere-un-messaggio/

Provare a parlare di pallavolo con lui può apparire riduttivo. Perché Matteo Piano è molto più che un atleta, ed è molto più di un modo di intendere la pallavolo. Matteo è un mondo, poetico su alcuni versi e romantico su altri. È un pensiero che corre su ogni binario cartaceo e social e che indirettamente diventa dibattito: “Può essere una responsabilità, ma può essere anche un occasione per trasmettere dei messaggi ai miei coetanei. Qualche giorno fa parlavo con gli studenti del Politecnico di Milano, e per me è importante avere la possibilità di raccontare il mio sport e la mia vita di fronte a un pubblico così. Mi piace rispondere alle curiosità e mi piace confrontarmi con loro. Avere una cassa di risonanza così forte è bellissimo

Al Politecnico ha parlato anche del suo libro “Io, il centrale e i pensieri laterali”.  A più di un anno dalla pubblicazione se ne parla ancora.

Ho avuto, prima della pandemia, qualche occasione per presentarlo e mi sono ritrovato di fronte un mondo. In quel libro ho raccontato molto di me, non tutto. Ho riversato delle emozioni, affrontato dei temi che da quando ho iniziato questo percorso nel mondo della pallavolo volevo trasmettere e raccontare esattamente come mi è stato permesso di fare“.

Un libro ‘ferrantiano’. Un’educazione molto femminile vissuta tra la mamma, le nonne, sua sorella Alessandra.

E papà non lo dimentichiamo! Con nonna, comunque, ho parlato anche ultimamente della vita che ho vissuto e dei momenti in cui è stato importante avere la famiglia vicino. Penso ai momenti in cui volevo mollare e a quanto il sentirmi affiancato, supportato da tutti loro è stato utile a prendere le giuste decisioni”.

Momenti difficili ne ha passati più di tanti suoi colleghi. Parla di una telefonata ricevuta mentre era ad Asti. E di una sorta di sliding doors.

Mi ha chiamato Nicola Daldello, che è un compagno di squadra con cui nel tempo ho avuto modo di legare. Ero in dubbio se operarmi e continuare a giocare o smettere. Non è tanto per ciò che mi ha detto Nicola, quanto per ciò che mi stava accadendo. Ero in macchina con mia cugina Elena e le parole di Nicola accompagnavano le riflessioni che già stavo facendo. In quelle settimane ci sono state delle persone amiche che hanno saputo starmi vicino. Penso anche a Luca, con cui ho condiviso tanto in questi ultimi anni”.

Il suo rapporto con Vettori è più di un’amicizia. Lo definisca lei, Piano.

È un fratello. Lo definirei così. È una persona con cui ho pensato, parlato, discusso e che ha avuto modo di conoscere molto di me e viceversa. Il fatto di ritrovare a confrontarmi con una persona che fa il mio stesso lavoro è stato utile perché mi ha dato una prospettiva diversa e un punto di vista differente”.

Lei ha sfatato numerosi tabù. Uno di questi è il ricorso alla psicoterapia. È ancora un tabù nello sport?

Per alcuni versi sì. Nel mio caso non lo è mai stato. È stato importante parlarne anche perché reputo sia stato un valore aggiunto. Ci sono momenti in cui hai bisogno di confrontarti con persone che possono darti degli strumenti validi per affrontare dei momenti complicati, penso alla guarigione da un infortunio, alle sicurezze nell’ambito della mia professione che possono vacillare in altri momenti”.

Quando parla delle sue fragilità, a cosa si riferisce?

A qualcosa che appartiene a molti sportivi. Nel mio caso non sono stato fortunatissimo dal punto di vista della condizione fisica. Ho subito degli infortuni e spesso ho dovuto fermarmi. Penso anche allo scorso anno quando, tornato a disposizione, sono stato bloccato dalla pandemia. Ero pronto, motivato, carico al massimo. Dovermi fermare non per colpa mia era una cosa che non ho calcolato. Ti senti svuotato, perché hai fatto tempo per essere lì e per essere pronto. Ecco, quello è un momento in cui viene fuori la mia fragilità”.

Milano. Il suo percorso dura da molte stagioni. A che punto è arrivato?

Mi trovo benissimo con la squadra e insieme abbiamo costruito un rapporto di alchimia che ci porta ad essere uniti e coesi in campo e fuori dal campo. Sono arrivato ad un punto in cui spero ci siano le condizioni per poter continuare la mia avventura in questa squadra”.