“A Bergamo per Graziosi” dicono i nuovi, “Ciccio è straordinario” il pensiero comune dei “vecchi”. Un “martello” alla Conte, un mago con i giovani alla Zeman, più “special” di Mourinho e con una voglia di vincere che non si ottiene neppure miscelando i palmares di Ancelotti e Guardiola. Gianluca Graziosi però è molto altro, molto di più. Anche di un coach con la “C” maiuscola. Un Riccardo Muti o un Giuseppe Sinopoli della pallavolo, capace di trasformare la squadra in un’orchestra, tra idee cristalline e ambizioni tanto nella testa quanto nelle parole. Quelle però sono sempre misurate, in linea con un profilo – tra umiltà e radicate certezze – di livello sopraffino.

Un anno fa ed oggi. Facessimo un parallelo?
La prima volta in una categoria che non si conosceva, in nessun senso. Molti giocatori al debutto, idem la società dunque un pizzico di paura e altrettanta tensione. Adesso invece sappiamo come muoverci, su ogni fronte perciò l’approccio da un lato è sicuramente più semplice, anche se il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che gli avversari sanno benissimo chi siamo e dunque ci affronteranno in modo diverso. Il merito è tutto nostro, grazie alla stagione scorsa.

Che corde sta toccando?
Abbiamo mantenuto lo scheletro del gruppo che ha raggiunto la semifinale playoff, cercando di rinforzarlo ulteriormente con elementi esperti. C’è grande entusiasmo, anche perché i ragazzi stessi sono consapevoli del fatto che Bergamo può fare un altro campionato importante. Fondamentale però affrontare il percorso senza pressioni particolari.

Da dove si riparte?
Dalla voglia di lavorare sodo per puntare al massimo e da una base molto solida nella quale il pubblico è trainante. Continuiamo a giocare con il sorriso, poi vedremo col tempo dove potremo arrivare.

Il primo possibile traguardo, quantomeno in ordine cronologico, è la Coppa Italia…
Ci dobbiamo provare. Nell’ottica di miglioramento e di crescita va data la giusta attenzione anche al trofeo nazionale che deve essere un obiettivo. Non è primario, ma questo gruppo può averlo alla portata.

La scelta di Hoogendoorn capitano?
Già lo scorso anno nelle fasi senza Luppi era lui a portare la fascia. E’ un esempio in palestra e nello spogliatoio. E’ il primo che arriva agli allenamenti e l’ultimo ad andarsene, è il primo che lavora sulla tecnica e l’ultimo a smettere quando le cose non vanno. Inoltre nel contesto, che deve essere fatto di sorrisi e serenità, non può che essere il classico “capo banda”.

I confermati conoscono a memoria il “Graziosi pensiero”, ma come procede l’inserimento dei nuovi?
Sono davvero soddisfatto. I giocatori rimasti in organico mi stanno aiutando moltissimo quindi il compito diviene assai più semplice. Conta lavorare tantissimo e nel modo migliore durante la settimana perché la domenica deve essere puro divertimento. Per farlo però è necessario creare tutte le sicurezze del caso in quanto non bisogna mai farsi bloccare dal timore di non poter disputare una buona partita.

Tra le tante novità, oltre ai sei volti nuovi e il passaggio di Carminati da opposto a banda, spicca Luca Innocenti. Per lui un ritorno alle origini e una nuova maglia, quella di libero.
Avevo già in mente di riproporre il doppio libero, anche visto l’ottimo debutto in A2 di Franzoni. Luca ha dimostrato di essere un ricevitore molto forte, ragion per cui si è scelto di puntare su un elemento che avevamo in casa piuttosto che su uno proveniente da fuori come era stato fatto con De Angelis.

Innocenti è un esponente di spicco della colonia bergamasca sempre più nutrita…
Abbiamo fatto di tutto pur di aumentare la presenza degli orobici (Albergati, Carminati, Innocenti, Maffeis e Valsecchi ndr). E’ indispensabile riuscire a lavorare nel modo giusto sul territorio e saper creare un’immagine di livello, anche se a volte non basta attingere dal serbatoio “nostrano”. Ecco allora spiegato il motivo di puntare su stranieri come Hoogendoorn e Jovanovic oppure due pedine come Dolfo e Cargioli.

Cosa si sente di promettere ai tifosi?
Darò tutto me stesso, daremo tutto per provare a far appassionare ulteriormente la nostra gente. Ripetersi non sarà agevole, certamente ogni minuto si lavorerà per quello e magari per fare uno step in più. Allo stesso tempo sono io a chiedere al pubblico di sostenerci con sempre più calore, perché il Palasport ci dà tanta benzina.