Oggi, sabato 24 ottobre, è andato in scena online l’evento “Lo sport vale una vita?“: l’importante conferenza (rivedi la diretta) è stato il primo incontro in Italia per la consapevolezza nel contrasto alla violenza sessuale e agli abusi sui minori nello sport e ha visto la partecipazione tra i suoi protagonisti anche del presidente del Consorzio Vero Volley, Alessandra Marzari.

Con l’organizzazione di questo incontro internazionale, trasmesso in diretta attraverso facebook, prosegue la battaglia di Change the Game contro la violenza sessuale e gli abusi nello sport, un tema fondamentale cui da tempo contribuisce anche Vero Volley, a cominciare dalla collaborazione alla realizzazione di un vademecum rivolto agli addetti ai lavori, ai collaboratori delle realtà sportive e a tutti i soggetti coinvolti nello sport di qualunque livello: “Il tema degli abusi sui minori è molto doloroso e le società sportive se ne devono interessare, i presidenti ci devono pensare, così come le federazioni sportive, le leghe e l’intero governo dello sport. Il primo passo da fare è quello di portare a conoscenza del fenomeno, per quanto la tentazione sia quella di non volersene occupare. Perché la violenza sessuale, gli abusi, le molestie investono aspetti indecifrabili e inspiegabili della personalità umana che sono molto duri da affrontare e da capire. Le società sportive possono fare tanto, sia per la formazione dei propri collaboratori, sia per quanto concerne l’aspetto educativo dello sport”, spiega proprio Alessandra Marzari all’interno del manuale curato da Change the Game – Il Cavallo Rosa, struttura presieduta dalla giornalista Daniela Simonetti.

L’obiettivo comune è creare un fronte ampio che unisca associazioni e mondo sportivo per cambiare le regole e costruire un ambiente sano, sicuro e protetto per tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, gli atleti e le atlete, perché, come conclude proprio il presidente di Vero Volley con le sue parole sul volume, “è importante insegnare ai giovani la sincerità, a non avere paura di dire apertamente quello che provano, a esprimere il loro parere con coraggio. Ed è per questo che bisogna sempre mettere i ragazzi in una condizione di accoglienza, di ascolto, di accettazione. Se non lo facciamo, se non avremo questa empatia, non li metteremo nella giusta condizione per avere una corretta coscienza sociale e perderemo tutti un po’ di noi stessi”.