Il palleggiatore milanese si racconta in questi giorni di pausa legati all’emergenza COVID19 tra aperitivi web e maratone di serie tv, senza dimenticare lo studio.

MILANO – «Meglio un mese di collegiale che uno di quarantena». Va dritto al sodo Riccardo Sbertoli che, sulle pagine de Il Giorno e sul sito www.milanosportiva.com, racconta e si racconta in questo periodo di stop dei campionati e dall’attività sportiva legati al contenimento dell’emergenza coronavirus. Vivere la pallavolo in questo tempo non è facile per nessuno, soprattutto per chi questo sport ce l’ha nel sangue come il giovane regista dell’Allianz Powervolley Milano.

Dallo scorso 11 marzo la formazione meneghina è stata posta in quarantena preventiva dallo staff sanitario e tutti gli atleti sono rimasti a casa, mantenendo un contatto virtuale con lo staff tecnico attraverso videochiamate e chat online. «Riuscire a sentirsi sempre non è cosa scontataracconta Sbertoli – noi lo facciamo, tutti assieme. Abbiamo due gruppi Whatsapp. Uno con lo staff, l’altro solo noi atleti. È quello che ci serve per scherzare tra di noi. Rimaniamo sempre in contatto, stiamo sviluppando molto le chiamate video con le classiche piattaforme, un giorno abbiamo anche inscenato una sorta di aperitivo web. Per un attimo pensi essere tutti insieme, ti alleggerisce la giornata, Chi è quello che fa più scherzi? Clevenot, ma gli voglio un gran bene lo stesso. Il più riservato invece è Pesaresi, ma in senso buono. Parla quando c’è da parlare. È di compagnia sicuramente, però dice quello che deve dire e quando lo deve dire. A me piacciono le persone così, per questo ci vado d’accordo». La mente però non può non analizzare il momento attuale, anche per un ragazzo che ha 22 anni (il prossimo 23 maggio), ma esperienza da veterano: «Non è per niente facile, ma dopo un primo periodo molto tosto, perché non sei proprio abituato a non poter nemmeno uscire per andare a fare due passi, ti abitui. Come passo le mie giornate? Al mattino studio, al pomeriggio faccio esercizi per tenermi in forma. E la sera mi sguardo un film con la mia famiglia. Non vedo la mia fidanzata da tre settimane ormai, mi manca come mi mancano altre cose: il non vedere gli amici, lo svagarsi, uscire e molto altro».

Sembrano lontanissimi ormai i tempi in cui ci si allenava per scendere in campo e mantenere alta la tensione agonistica è complesso. «Difficile direi – prosegue Sbertoli – la testa automaticamente è impegnata da altro, è inevitabile. La gente pensa prima alla salute sua e dei propri cari, è difficile in questo momento pensare allo sport. Non sapendo oltretutto se e quando riprenderà il campionato, è difficile mantenere la testa su quello. Chiaramente mi auguro che il campionato riprenda, ma non ci credo molto». Nel frattempo le misure di prevenzione in Lombardia sono ancora più restrittive in un Milano che, per Sbertoli, è davvero surreale: «Io abito in città in un interno dove basta uscire sul barcone per sentire un sacco di rumori. Adesso c’è un silenzio che fa quasi paura, spettrale. Fino a prima che ci mettessero in quarantena, uscivi alle 8 di mattina e le strade erano deserte. Sento che c’è un sacco di gente che non rispetta i divieti e questo è un peccato, perché ritardano la risoluzione del tutto. Però dall’altra parte si vede una città deserta. E noi a Milano non siamo mai stati abituati al silenzio, anzi. Scappiamo spesso in montagna nel weekend per cercarlo». Un silenzio che, in casa, Sbertoli tampona così: «Per passare il tempo, gioco spesso ai videogiochi (“Ultimamente c’ho dato dentro parecchio”) e soprattutto mi guardo le serie tv. Sto aspettando La casa di carta, che esce il 3 aprile. Intanto ho rivisto Narcos Colombia e ora mi guardo quello ambientato in Messico. E poi How I met your mother, Elite e il Trono di Spade. Ho fatto incetta». In attesa e nella speranza di tornare a fare incetta di allenamenti e partite e tornare a giocare a pallavolo per una normalità tanto necessaria quanto fondamentale per l’intero Paese.