Il presidente dell’Allianz Powervolley intervistato dal direttore della redazione sportiva de Il Giorno: “Puntiamo sulla Challenge Cup”

Di seguito l’intervista del presidente Fusaro a firma Giulio Mola.

MILANO – Abbattuto mai, riflessivo qualche volta, ottimista sempre («perché di questi tempi è meglio non pronunciare la parola ‘positivo’…»). Lucio Fusaro è uno sportivo vero. Di quelli toti, che non si arrendono mai. Lo è stato da atleta, ancor di più con i capelli bianchi lo è da presidente dell’Allianz Powervolley di Milano, squadra che in pochi anni è tornata ad affacciarsi dal balcone della nobiltà della pallavolo italiana. La pandemia ha costretto a rallentare il progetto di crescita ma non ha spento le ambizioni del numero uno dei meneghini che insegue un successo in Italia o in Europa. «Non sono stati mesi facili ma mai ho pensato di lasciare. Certo, ogni tanto mi preoccupo per i dipendenti delle mie aziende però le assicuro che a 65 anni sono ancora gasatissimo. Mi piace sognare, anche perché non sopporto arrivare secondo». Intanto la strada verso i quarti di finale dei playoff scudetto contro Perugia è in discesa… «Abbiamo vinto la partita di andata con Verona, manca gara 2 e l’eventuale bella. È stata una splendida sfida, bravi noi a neutralizzare gli avversari. È una stagione particolare: siamo partiti bene, terzi per molto tempo e ce la giocavamo con chiunque. L’infortunio di Patry ed il Covid ci hanno costretto a star fermi per un mese e mezzo, mettendoci nelle condizioni di aver un gennaio molto complicato. Inoltre nell’ultima giornata di campionato alcune squadre contro i nostri diretti concorrenti hanno schierato le riserve… Una cosa non etica, e qualcuno ci ha scavalcato. Ma se passiamo Verona, ce la possiamo giocare con chiunque. Non ci poniamo limiti».

Il sogno scudetto ma pure il cammino europeo…

«Non ci aspettiamo di arrivare in finale per vincere il titolo in Italia, la squadra non era programmata per farlo in questo campionato. L’obiettivo però è vincere la coppa Challenge. Lo scorso anno potevamo farcela, eravamo in semifinale. Poi si è bloccato tutto per il Covid».

Perso Nimir secondo lei c’è stata uninvoluzione tecnica?

«No, perché anche in questa stagione abbiamo acquistato dopo aver cambiato la squadra ad inizio anno. Con Verona ha giocato Urnaut che aveva un ricchissimo contratto in Cina. Ma lì ad ottobre lo hanno messo in un albergo senza farlo uscire dalla stanza, lui ha rescisso e siamo stati bravi noi a prenderlo. Però il nostro punto di forza è un altro…».

Dica pure…

«È stata costruita la squadra insieme al nostro grande allenatore, che sa gestire non solo la parte tecnica, ma l’intero spogliatoio. Piazza è uno dei migliori tecnici che ho incontrato, ha un’enorme umanità che gli ha consentito di mettere insieme un gruppo straordinario. Grazie a lui siamo in corsa».

Immagino che farà di tutto per fargli firmare il rinnovo…

«È una figura molto importante per noi ma non posso dare per certo il rinnovo del contratto. Sia chiaro, lui si trova molto bene con noi e noi con lui. Ma se dovesse arrivargli una grande offerta, sarà difficile dire no. Lui però sa mettere in campo valori come la fedeltà al progetto, quindi credo che sia giusto continuare insieme il percorso… Anche perché abbiamo lavorato tanto per il sociale: penso a volley4all con la Fondazione Allianz Umanamente per dare spazio agli invisibili, e poi le iniziative con scuole e oratori».

Tutto molto bello. Ma dove può arrivare la Powervolley?

«Purtroppo il nostro cammino si è interrotto a febbraio. Questa stagione siamo senza pubblico. Però l’obiettivo è generare un movimento che possa portare attenzione ed interesse anche sugli sponsor. Poi da lì a dire che si costruirà una squadra per lo scudetto, possiamo dire: ‘beh ci proviamo’. Di certo non ho i soldi che hanno le prime della classe».

Per vincere bisogna investire…

«Parla di sponsor? Credo che oggi sia un limite temporale. Se tu fai le cose bene, la gente ti segue. Ricordo però che giocare a Milano costa 2 patrimoni, i costi della squadra di provincia sono inferiori a quelli della nostra città Io però voglio giocare per vincere, non per arrivare secondo. Da solo non ci si può riuscire, ma insieme a tutti i nostri partner si può venirne fuori. Siamo sportivi e duri a morire, fino all’ultimo punto ci siamo».

Si può sognare un ‘triplete’ degli scudetti a Milano, voi con calcio e basket?

«A differenza di Inter e Milan o dell’Olimpia, la nostra realtà è presente da un anno e mezzo su Milano. Vorrei avere il tempo di farmi conoscere sul territorio e trovare le condizioni per crescere ancora. Lo scudetto? Il prima possibile, senza mettere una data però».