Disincantato, allegro ma solo quando la squadra vince. Quando la Quasar perde, invece, anche Eugenio Amore non trova molti motivi per scherzare e diventa maledettamente serio. Ecco, quindi, l’analisi di “Eugio”, come lo chiamano compagni, tifosi ed amici, al termine della gara con Città di Castello dove è stato protagonista di un terzo set dove la squadra di Luca Cantagalli è sembrata in grado di riaprire i giochi. Una illusione svanita, peraltro, molto velocemente.
Eugenio, per te una prova di grande livello smorzata dall’amarezza della terza sconfitta della Quasar.
“Si, posso dire di aver giocato bene ma non è servito a niente. Sono contento della mia prestazione ma quando la squadra poi perde la prestazione personale non è così importante”.
Una brutta sconfitta quella della Quasar anche perché siete riusciti solo a tratti ad esprimervi secondo livelli consoni al valore tecnico della squadra.
“I primi due set sono stati molto negativi. Città di Castello ha lavorato molto bene a muro, è stata molto aggressiva. Noi, rispetto alle due gare con Padova e Sora, non siamo andati malissimo in ricezione, dove, anzi, la squadra ha fatto passi avanti importanti, ma siamo stati poco efficaci in fase di contrattacco e di ricostruzione su palla alta. A volte diamo l’impressione di stare più attenti a non commettere l’errore che non a cercare il punto e questo atteggiamento, che in B1 poteva pagare, in A2 diventa penalizzante perché la squadra avversaria difficilmente ti regala una seconda chance”.
Insomma, di positivo dall’Umbria ci portiamo via la ricezione e cos’altro?
“La consapevolezza di avere una rosa lunga e di avere ottime alternative anche tra quei giocatori che fino ad oggi non sono partiti titolari. Questo è un aspetto importante che può far lavorare con maggiore tranquillità il gruppo e che, alla lunga, può regalarci maggiori sicurezze”.
Nel terzo set la Quasar è sembrata in grado di riaprire la gara. Nel quarto, però, la squadra è tornata a giocare fallosa e timorosa. Cosa è successo?
“Non so. Nel terzo set siamo entrati io e Bertoli e credo che abbiamo portato alla squadra aggressività e grinta. Anche Città di Castello probabilmente aveva allentato la presa, succede ad una squadra che è avanti di due set. Noi, però, li abbiamo messi sotto pressione e quando hanno provato a reagire glielo abbiamo impedito. Nel quarto set, però, loro sono saliti di tono e noi, vado a memoria, nelle prime cinque rotazioni abbiamo collezionato tre murate ed un errore in attacco. Città di Castello è salita sull’8-3 e lì, secondo me, è venuta meno la fiducia e la gara ci è scivolata via dalle dita”.
La settimana scorsa vi siete confrontati e tante piccole cose sembravano essere andate a posto. Dopo questa brutta prestazione contro Città di Castello come ti immagini la settimana che vi attende. Su cosa pensi dovrete lavorare?
“Prima di tutto ci sono alcuni piccoli acciacchi da recuperare. La sconfitta di Città di Castello non è stata determinata da questi ma, certo, contro Rosalba e compagni non eravamo al meglio. Oltre a questo penso che il gruppo la settimana scorsa abbia chiarito molte cose e che nei giorni che ci separano da Cavriago dovremo solo allenarci al meglio. Se proprio devo dire una cosa su cui possiamo migliorare da subito è quello che ti ho detto prima e cioè che in fase di contrattacco dobbiamo aver meno paura dell’errore. In serie A bisogna pensare più a cercare il punto che non ad evitare l’errore