Il mal d’Australia è indefinibile, irrazionale, a volte pericoloso. Travis Passier l’ha superato grazie alla pallavolo, ai continui viaggi, alle gare internazionali che l’hanno visto impegnato con la formazione del suo Paese, al campionato che ha giocato con discreto successo in Danimarca. Ora l’opportunità italiana potrebbe aiutarlo a scacciare definitivamente la nostalgia che di solito assale chi lascia quel continente così vasto e misterioso.

L’ultimo arrivo in casa M.Roma è già finito sotto la cura Giani. Un’abbondante seduta di pesi e palestra, un intenso allenamento di tecnica individuale e collettiva con il pallone. Tanto per gradire e perché il ragazzo possa conoscere da più vicino la realtà del volley europeo. Per ora Travis in italiano sa solo “recitare” ciao e non deve fare grandi sforzi perché questo saluto amichevole, da anni ormai, è sulla bocca di chi viene e di chi va dall’Italia. Ma il suo inglese è chiaro e abbastanza efficace, nonostante sia sotto l’effetto del jet lag, a causa del lungo viaggio, Brisbane-Roma, che ha dovuto affrontare. “Sono qui – ha detto – e ne sono felice, perché mi stuzzica un’altra esperienza in Europa. Questa dell’Italia sarà più interessante e impegnativa, perché qui si gioca una pallavolo ad alti livelli e perché nel campionato ci sono davvero i migliori atleti del mondo. Spero di inserirmi presto, di farmi conoscere dai nuovi compagni e di dare il mio contributo perché la M.Roma rispetti le ambizioni della vigilia”.

Ovviamente Passier conosce poco del nostro volley. “Sono stato da voi durante i Mondiali dell’anno scorso e ho potuto verificare come qui l’attività pallavolistica sia sentita e seguita. So chi è Zaytsev, un po’ meno chi sono gli altri, ma farò in fretta a diventare uno di loro”.

Il nuovo centrale della M.Roma spiega perché si è rifugiato nel volley. “In Australia – ha raccontato – è un po’ come negli Stati Uniti: gli sport che non hanno una grande diffusione, e il volley è uno di questi, vengono praticati nei college e dimenticati una volta che esci dalla scuola. Nella maggior parte dei casi i ragazzi seguono le attività tradizionali: il rugby, il cricket, la vela e il football australiano, io ho continuato con la pallavolo. Le chiamate con le varie nazionali hanno fatto il resto, mi hanno, cioè, definitivamente avvicinato a questo gioco, nonostante che i miei genitori e i miei fratelli non abbiano mai avuto la tentazione di praticarlo. Non ne sono pentito, perché, aiutato anche dal fisico, ho capito che potevo cavarmela bene. Qui a Roma migliorerò sicuramente, ma già adesso credo di essere discretamente fornito nei fondamentali che sono propri del ruolo del centrale. Il mio arrivo in Italia non può essere considerato un’eccezione, perché altri australiani giocano nel vostro campionato e perché negli ultimi anni nel mio Paese hanno scoperto anche la pallavolo”.

Non resta che aspettare, vederlo in campo, magari per un’esibizione vera. Giani è, comunque, disposto a scommettere su di lui.