Trento domani sera, nel consueto e faticoso infrasettimanale del campionato, poi Ravenna, ancora al Palazzetto e dopo una serie di incroci pericolosi da cui la M. Roma dovrà guardarsi, per non ritrovarsi col fiato corto. Conforta, ma fino ad un certo punto, il leggero vantaggio che la separa dalla zona retrocessione, ma è diventato fondamentale, oltre che recuperare il gioco ed i punti, rientrare in partita soprattutto con la testa.
Lo stop a cui l’ha costretta Verona ha finito col mettere a nudo i vuoti mentali , i vizi atavici che da parecchi mesi la formazione di Giani si porta appresso ed ha nascosto in maniera preoccupante le poche certezze che la squadra aveva messo da parte e tirato fuori, con grande energia, in diverse occasioni.
Da settimane, ormai, sul gruppo nero verde sembrano essere scese ombre maligne, che ne scandiscono e ne condizionano le prestazioni e, purtroppo, ne accentuano le sconfitte. Così dai sogni di gloria, in pochi giorni, si è passati prima allo sconcerto, poi alle paure, al rischio del peggio, sentimenti che invitano a guardare alla parte bassa della classifica e non a cullare chissà quali progetti. E’ vero basterà arrivare dodicesimi per giocare i play off scudetto, un appuntamento a cui molte squadre saranno chiamate, ma, così come è messa non crediamo che la M. Roma, in questa appendice della stagione, riesca a recitare un ruolo di rilievo, perché “quelle là”, cioè le migliori, saranno ancora loro ad arrivare in fondo.
Le sue chance, che pure avevano un fondamento, nonostante le riserve nate dall’aver assemblato una formazione nuova, con parecchi giovani, la M. Roma se l’è “fumate” soprattutto contro formazioni di pari livello, contro atleti, magari più scafati e smaliziati per giocarsi le salvezze, ma sicuramente di un gradino inferiore rispetto ai nero verdi, da un punto di vista tecnico. Gente che, se non altro, ha avuto la furbizia di nascondere le carenze con un impegno superiore, con una forza raddoppiata, con collettivi che hanno suonato lo stesso spartito, raramente utilizzando i solisti. Insomma la sconfitta di domenica ha aperto un tunnel zeppo di preoccupazioni e di ansie, in compagnia delle quali la squadra di Giani non è stata abituata a convivere e da dove potrebbe essere più impervio uscire.
Esaurite, per il momento, le “partite alla portata” domani bisogna far visita a Trento e non sarà una passeggiata di salute perché i “campioni di tutto” non sono soliti fare sconti, sia se giocano i titolari sia se il loro coach bulgaro decida di mandare in campo le seconde linee. Detto questo diventa azzardato pensare come Roma possa uscirne senza un’altra sconfitta, che ci sta, per carità e che, alla lunga sarebbe una delusione indolore, perché scontata. Ad una prova di forza nessuno, neppure i tifosi più incalliti, osano pensare ma ad un’impennata d’orgoglio sì, se non altro perché lo chiede la gente che sta già ragionando su come la M. Roma, vista perdente contro Verona, ce la farà ad allontanare le smanie del già retrocesso Ravenna.
Ma pure, archiviata la gara di Trento, bisognerà cambiare musica, contro i romagnoli serve ritrovare unità e gioco. Insomma un’inversione di tendenza radicale che porti in cassa i tre punti, vitali, visti anche gli scontri diretti e gli avversari delle altre pericolanti, per scacciare le streghe, le malinconie ed i cattivi pensieri. Che quando perdi sono le prime sensazioni che ti vengono in testa.