Era l’11 gennaio 2015, PalaDozza di Bologna, Trento in battuta con Lanza (che poi avrebbe sbagliato) e vittoria della Coppa Italia per Modena a un passo. Questo momento, la foto di quell’ istante rimarrà scolpita nella mente e nei ricordi di tutti gli amanti del volley, di quello vero, di quello gialloblù in particolare. Perché? Perché Angelo Lorenzetti, ad un passo dal riportare a Modena un Trofeo che mancava dalla città “culla” della pallavolo da 17, ripetiamo 17 anni, non ha seguito quel servizio in panchina. Angelo, il grande coach di una grande squadra era in piedi, in mezzo ai suoi ragazzi, a quelli che non erano in campo, a quelli che osservavano “gli altri”, con la stessa “pelle d’oca”, la stessa ansia di vittoria, la stessa voglia di scappare in campo e urlare “è nostra”. Ecco, in questo frame noi ritroviamo lo spirito di quello che è il plus di Modena Volley stagione 2014/15, un termine di cui si abusa nello sport, ma che è il vero collante di una stagione sino ad oggi memorabile: il Gruppo. Si, si scrive con la g minuscola, ma in questo caso ci prendiamo la “licenza poetica” di mettere una G bella grande, che si noti, che sia leggibile. Mai come in questa stagione, per Modena, essere gruppo è fondamentale: alzi la mano chi, qualche mese fa, si sarebbe immaginato un feeling ed un’ amalgama così forte tra giocatori dal carattere e dalle caratteristiche così diverse. E invece, a volte, nasce un’alchimia che ha il sapore dolce del successo. Succede che Lorenzetti diventa, oltre che un grande allenatore, per qualcuno un secondo papà, per altri un fratello maggiore, per altri ancora, il Coach, con la C maiuscola, anche in questo caso. “Ho vinto la mia prima Coppa Italia a 50 anni – ha detto – e l’ho fatto con un gruppo di matti”. “L’abbiamo vinta a modo nostro”, lo ha seguito Totò Rossini, “come solo noi potevamo vincerla”. Da agosto ad oggi i ragazzi di Modena Volley sono diventati molto più di una squadra, Lorenzetti gli ha insegnato a giocare con cattiveria agonistica, ma senza mai perdere il sorriso e quella vena di sana follia che ha portato e sta portando Modena lassù in classifica. Un esempio su tutti: Yuki Ishikawa è sbarcato da Tokyo l’8 dicembre, non sapeva una parola di italiano, pochissimo inglese. Il Gruppo lo ha preso sotto la propria ala, Andrea “Sensei” Sala se lo è messo a fianco durante i pasti, prima e dopo gli allenamenti, tutti hanno contribuito a rendere semplice un “inserimento” che altrove sarebbe forse risultato difficile, molto difficile. Yuki ha trovato nel Gruppo ciò che gli serviva e nel momento in cui è stato chiamato in causa, in quel di Monza prima e Milano dopo, ha risposto presente: ha giocato con cattiveria, e col sorriso, come gli aveva chiesto Coach Lorenzetti. Ecco perché la nostra pagina facebook usa l’hashtag #questaèmodena, perché in questa stagione, società, staff e squadra stanno dimostrando che a volte, il Gruppo fa la differenza, unito alla carica di un Presidente che è un vulcano, a un Sartoretti che si sta dimostrando grande anche nel ruolo di Dg, di un coach ed uno staff di alto livello, di una squadra che è colma di uomini con la testa, le gambe e il “cuore giusto”. Si perché senza la classe di Bruno, Boninfante, Rossini, Donadio, Vettori, Casadei, Piano, Verhees, Sala, Petric, Kovacevic, Ngapeth, Ishikawa e l’appoggio del pubblico più bello del mondo, l’alchimia nata a Modena sarebbe nata altrove, o forse non sarebbe mai nata. Bene, avanti tutta ragazzi, c’è un altro obiettivo da raggiungere, che per scaramanzia nemmeno scriviamo: è tricolore e su una maglia gialla starebbe davvero molto, molto bene #questaèmodena