“Igor Jovanovic? Un vincente” Così disse coach Gianluca Graziosi presentando il palleggiatore serbo, arrivato a Bergamo quando la prima fase era al giro di boa. E per mantenere fede alla definizione del tecnico, il regista ha impiegato giusto un paio di set, poi ha preso in mano la Caloni Agnelli guidandola ad un’eccellente rimonta sul taraflex di Civita Castellana: da 0-2 a 3-2, un ribaltone che si sarebbe poi trasformato nel punto di partenza di un’entusiasmante cavalcata. Da quel match, infatti, altre sette vittorie consecutive, figlie anche del suo impatto devastante sul campionato, il secondo posto e oggi una Poule Promozione da protagonista. Il 26enne serbo, nel cui palmares spicca la vittoria della Challenge Cup nel 2014/2015 con il Vojvodina Novi Sad, era reduce dall’esperienza con l’MSK Urfa, formazione della massima serie turca.

Una promessa mantenuta: al tuo arrivo avevi promesso di dare il 300%…
Il mio obiettivo era proprio quello, cerco sempre di dare il massimo e sono felice che adesso la situazione sia estremamente favorevole. Grazie al mio rendimento e a quello della squadra.

L’ambiente?
E’ bellissimo, formato da grandi persone sia dal punto di vista dello staff che da quello dei compagni. E’ questa la ragione principale per cui penso che potremo andare molto lontano: non so dove arriveremo, ma credo fortemente e fermamente in ciascun elemento che compone questa Olimpia

Quanto è stata importante l’intesa immediata con Hoogendoorn? Parlate la stessa lingua, sia in campo che fuori…
Sjoerd è il miglior opposto in circolazione e giocatori mancini che giocano una palla come la sua non se ne trovano nel panorama pallavolistico. Ci troviamo molto bene anche per merito di un collettivo che ci aiuta tantissimo. E questo è fondamentale, specialmente se sei straniero e arrivi in un contesto completamente nuovo rispetto al precedente. Naturale che, in condizioni di questo tipo, si renda ancora di più e ancor meglio.

Il rapporto con la lingua italiana?
Inizio ad assimilare qualche vocabolo, ma ho la mente troppo concentrata sul campo e, per ora, non ho tempo per imparare. Ma lo farò a breve, appena sarò possibile anche in previsione della prossima stagione.

Che idea ti sei fatto di Bergamo?
La gente qui sorride sempre ed è un aspetto basilare per me. Essere sempre felici e positivi, trasmettendo queste sensazioni a chi sta attorno, fa vivere meglio tutte le situazioni. Che siano in allenamento, in partita o fuori dall’ambito agonistico.

Quel sorriso che il tecnico Graziosi vi chiede sempre d’avere quando entrate in campo…
Ed è l’approccio ideale. Lui è un grande motivatore ed un bravissimo allenatore che sa come farci rendere al massimo delle nostre possibilità.

I tuoi idoli?
In assoluto Nikola Grbic, mio connazionale, ora allenatore di Verona e che in Italia aveva vestito le maglie di Cuneo, Treviso, Piacenza e Trento. Poi Frank Depestele, 39enne regista belga, che gioca con i francesi del Beauvais Oise Université Club.

Come mai hai lasciato la Turchia?
Nel mio club l’MSK Urfa, c’era molta confusione, alcuni giocatori se ne erano andati ed erano venuti a mancare i presupposti per una stagione all’altezza. Nonostante si trattasse del massimo campionato nazionale, ho preferito cambiare aria. Ci sono stati dei colloqui con il direttore sportivo Vito Insalata e, anche grazie al vicepresidente Enrico Negretti, la trattativa si è chiusa per la soddisfazione di tutti. Non conoscevo la realtà della Caloni Agnelli, ma per capire quanto la musica fosse diversa rispetto al recente passato è bastato un attimo.

Un vincente che vuole continuare a vincere?
Sì, voglio la Superlega con questa maglia. Ma l’importante è fare un passo alla volta.