La battuta d’arresto accusata dalla Salento d’amare domenica scorsa contro la Carige Genova, per il risultato finale, per l’approccio alla gara e per l’atteggiamento dei giallorossi, ha sorpreso non poco.
Ha sorpreso soprattutto Jorge Cannestracci, allenatore dei genovesi e della formazione che fino a domenica pomeriggio viaggiava in classifica ad una velocità ridotta rispetto al sestetto salentino (otto punti contro sedici) che invece poi ha dominato facilmente in poco più di un’ora. Con  onestà professionale, dote che al tecnico genovese non farà sicuramente difetto, Cannestracci ha riconosciuto che la partita non ha vissuto dei canoni attesi alla vigilia. “Non mi aspettavo una simile prestazione dei leccesi – ha detto a fine match l’allenatore argentino – E sicuramente abbiamo trovato la strada spianata in alcuni frangenti della partita”.
Una sconfitta netta, pesante come lo è soltanto un cappotto al rovescio subito tra le mura amiche. E che ovviamente non ha lasciato contento nessuno, in casa salentina. “In questo campionato le sorprese sono sempre dietro l’angolo – ha commentato Donato Bruno, patron della Salento d’amare Taviano – e può capitare di perdere anche partite che sulla carta presentano pronostici diversi. Ma c’è modo e modo di uscire sconfitti dal terreno di gioco, soprattutto se impegnati in casa, di fronte ai propri tifosi. Domenica praticamente abbiamo giocato solo per metà secondo set, disunendoci per tutto il resto della partita. Dobbiamo subito ritrovare umiltà, concentrazione, serenità. Perché un avvio positivo di stagione, come quello di Taviano, non significa certamente aver già detto tutto. Difficile è confermare certi livelli, non tanto raggiungerli”.
Ecco perché il passo falso di domenica deve dare insegnamento. Deve quasi diventare un punto fermo: Genova e la nona di andata saranno lo start dal quale ripartire. La Salento d’amare, ritrovatasi subito grande tra le grandi, ha tutte le credenziali per continuare a calarsi nei panni della compagine che può ambire ad un ruolo da protagonista nel film che si gira sul sessantunesimo campionato di A2. Perché Taviano non era un bluff quando ha vinto con merito a Loreto, rivoltando come un calzino una gara quasi già persa, quando ha superato Gioia del Colle, Arezzo e tutte le altre.
La lunga agonia di un’ora di domenica scorsa durante la quale i giallorossi hanno fatto grande Genova, i passi falsi interni, piccolo grande male di stagione, hanno un denominatore comune, perché tutti generati dal medesimo virus, da quella voglia mista a frenesia nel volersi confermare di fronte ai propri tifosi dopo autentiche imprese corsare.
E’ successo con Taranto, dopo la storica vittoria di Ferrara, è successo con Isernia, dopo l’exploit di Loreto. E’ successo soprattutto con Genova, dopo il riscatto di Mantova.
Flavio Gulinelli, Ippocrate della panchina che di pallavolo ne ha vista giocare tanta da capire al volo sintomi e dettare terapie salvavita, sfida la contingenza e nel dopo-gara di Genova non usa mezzi termini. “La Salento d’amare che scende in campo deve rispetto alla società, ai suoi tifosi e dovrà necessariamente cambiare registro, soprattutto nelle gare in casa. Bisogna evitare di incappare in un’altra Genova, cercare di non ripetere più la prestazione di domenica scorsa che ha generato una sconfitta senza attenuanti. Dobbiamo invece, questo sì, lasciare il parquet consapevoli di aver dato tutto ciò che è nelle nostre possibilità. Al di là del risultato”. Un impegno per ricominciare a correre.


Nella foto il presidente della Salento d’amare Taviano, Donato Bruno.


SALENTO D’AMARE TAVIANO – AREA COMUNICAZIONE
Daniele Greco
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