Javier Augusto Gonzalez Pantòn da oggi è ufficialmente un giocatore del Fiorese Spa Bassano. Il ventitreenne regista cubano prende così il posto di Bertrand Carletti che da lunedì scorso si è accasato con l’Edilesse Cavriago. Il via libera dalla FIVB, e in seguito dalla FIPAV, è arrivato solo nella mattinata di oggi, giusto in tempo comunque per poter tesserare l’atleta caraibico che sarà quindi a disposizione di Dario Simoni già domenica nella trasferta di Bari contro l’Abasan. Gonzalez, che era in attesa di avere l’ok definitivo dalla federazione internazionale, martedì sera era già partito col gruppo per la lunga trasferta di sei giorni tra Corigliano e Bari e quindi si sta allenando già da una settimana coi suoi nuovi compagni.
La sua vicenda è del tutto simile a quella di Maikel Salas, transitato a Bassano in settembre, e a quella di molti altri pallavolisti cubani fuggiti dalla loro terra per chiedere asilo politico in Italia. Il 5 giugno del 2005, dopo aver battuto la nazionale italiana di volley nell’edizione 2005 della World League e alla vigilia del secondo incontro che si sarebbe tenuto a Monza, Javier Gonzalez scappa da un albergo di Vimercate, dove era alloggiata la nazionale cubana, lasciando per sempre compagni, amici, parenti e la sua terra natia. A un anno e mezzo da una scelta che gli ha cambiato la vita, Gonzalez, che nel frattempo si è allenato a Cuneo, ha terminato il suo purgatorio il giorno 2 gennaio del 2007: da quel momento in avanti il regista è tornato ad essere un giocatore a tutti gli effetti nell’attesa di ricevere una chiamata attesa un anno e mezzo, o forse una vita.
Il presidente Fiorenzo Signor commenta così l’arrivo del nuovo palleggiatore: “La nostra è stata una scelta tecnica legata alla grande opportunità di ingaggiare un regista di grandissima caratura tecnica: del resto era il primo palleggiatore della nazionale cubana e questo già la dice lunga sulle sue qualità. E’ un giocatore di categoria superiore che potrebbe farci fare un salto di qualità non indifferente e non ce lo siamo fatti scappare. Adesso si tratta solo di aspettare la verifica del campo, ma teniamo presente che ci vorrà qualche tempo perchè lui trovi l’intesa coi compagni e perchè i compagni si adattino al suo gioco: è lo scotto che sappiamo di dover pagare inizialmente, ma siamo certi che ne varrà la pena”.

Javier Augusto Gonzalez Pantòn, nato a l’Havana il 21/01/1983
Altezza 195 cm, peso 80 kg

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Ufficio Stampa
Bassano Volley
press@volleybassano.it
Mauro Sabino

Questa la storia di Javier tratta da un articolo del 5 giugno 2005 di Costantino Muscau.

LA LIBERTÀ OLTRE LA RETE. IN PATRIA, I 110 MILA KM QUADRATI DI CUBA, SI SENTIVA SOFFOCARE.

Gli mancavano l’aria e il respiro: di libertà. Si sentiva a suo agio solo in campo, quello della pallavolo, 18 metri per 9, dove si muove da campione qual è. Come ben si è accorta la nazionale italiana, che venerdì a Busto Arsizio, proprio a causa della sua regia, le ha buscate, nella partita di World League.
E che stasera non lo vedrà in campo a Monza nell’incontro di ritorno: alle 18,30, nel Palacandy, la maglia numero 6 di Xavier Augusto Gonzalez Pantòn, 22 anni, « alzatore » della nazionale cubana di volley, non ci sarà.
Perché Xavier ieri ha rinunciato alla sua terra e al suo campo per uno spazio più vasto, senza quelle limitazioni che a casa lo asfissiavano. Xavier ha chiesto asilo politico in Italia. Xavier è fuggito da un albergo di Vimercate con addosso una maglia della Juventus per coprire la tuta rossa della nazionale cubana. Xavier è sfuggito ai 6 gorilla castristi che marcano stretti i giocatori caraibici in trasferta da quando, nel 2001, 5 pallavolisti lasciarono il raduno della nazionale in Belgio e si rifugiarono in Italia. Xavier, un gigante dagli occhi buoni ( altezza 1,94, chili 80, piedi 47 e mezzo) ha lasciato « con dolore infinito » i 12 compagni e « soprattutto l’alle natore Roberto Garcia » .
« So che mi considerano un traditore, perchè così siamo stati educati a giudicare chi fugge. Non se lo aspettavano, non erano al corrente della mia volontà, ma non potevo fidarmi di nessuno » , confessa, timido, Xavier, che a Milano ha una sorella, sposata con un italiano. « Lo avevo giurato anni fa di scappare: quando avevo capito che nella mia terra i diritti umani sono parole vuote, che mancano le libertà elementari fondamentali. E io ero un privilegiato: sono iscritto all’università ( Educazione fisica), giro il mondo dall’età di 15 anni ( quando cominciai a giocare a volley) e dal 2000 sono addirittura tito lare in nazionale » . Le possibilità di fuga non gli sono mancate, ma « non avevo la forza di abbandonare mamma Susana, biso gnosa di cure. Quando lei a gennaio è morta, mi sono deciso al grande passo.
Papà, Nilo, 65 anni, è forte e capirà. Neppure lui sapeva.. » . L’occasione per « il salto oltre la rete » a Xavier viene offerta da due italiani conosciuti a Cuba in luglio. Diventano amici grazie alla comune passione per la pallavolo. Il campione si confida, i due si dichiarano disposti ad aiutarlo. Rientrati in Italia, informano Mykell Barroso, 34 anni, responsabile del Comitato per la libertà e la democrazia di Cuba. Mykell si mette in contatto con Alessandro Litta Modignani, 41 anni, esponente storico del partito radicale, che con la benedizione di Marco Pannella e di Emma Bonino, organizza « l’esilio » , facilitato dal fatto che la squadra cubana si trova in tournée in Europa. Xavier arriva dalla Bulgaria il 31 maggio. In albergo « scopre » che un suo vicino di stanza è uno dei due italiani conosciuti a Cuba. Comunicano con gli Sms. Ieri alle 14,30 Xavier sente bussare, sa che è « l’amico » . Insieme, scendono: la hall è piena di dirigenti, giocatori italiani e cubani, agenti compresi. Nessuno si accorge che il campione scivola verso il parcheggio. Un’auto li attende.
L’uomo al volante fa indossare al giocatore una maglietta bianconera e lo invita a distendersi ( per quanto possibile) sul sedile. Alle 16 l’allenatore attende invano il suo campione per gli allenamenti.
« Ero già in Questura – sorride Xavier – a chiedere asilo » . Poi shopping: vestito e scarpe. Non può stare in tuta! Quindi, cena in pizzeria. « Il mio sogno, la pizza italiana! Sì, lo so, c’è anche a Cuba, ma qui ha tutto un altro sapore. Quello della libertà » .

Costantino Muscau