Il palleggiatore e capitano dei gioiesi può vantare un curriculum d’ eccezione, che lo ha portato ad attraversare, sempre da protagonista,gli ultimi due decenni di vita di questo sport.
Il giovane De Giorgi inizia la sua carriera a Squinzano, poco lontano dalla natia Campi Salentina; nel 1986 è già in serie A1 con la Victor Village Ugento. Seguono poi cinque anni a Montichiari, checontribuisce a far diventare una delle piazze
“stabili” del volley italiano; si ferma poi quattro anni a Napoli. Dopo le brevi parentesi aGrottazzolina e Latina in A2, vive due anni da protagonista a Piacenza e Vibo Valentia.
L’ultima fase della sua carriera si svolge in Puglia: Taranto, Taviano ed ora Gioia del Colle i suoi approdi.
Nessuno può descriverci, meglio di te i cambiamenti che la pallavolo ha subito nel corso degli anni?
“Tralasciando gli aspetti organizzativi e mediateci, come giocatore posso dire che il cambiamento più importante intervenuto nel mondo del volley è stata l’introduzione del Rally Point System. Sono cambiati di conseguenza i sistemi di preparazione tecnica e tattica; anche il gioco ha subito una evoluzione. Personalmente col vecchio sistema del cambio palla, potevo dare più libero sfogo alla mia fantasia e ad iniziative personali; ora invece la paura di regalare punti all’avversario ha fatto aumentare il ricorso a schemi più collaudati”.
Scorrendo il tuo curriculum, si scopre che sei rimasto più di un anno in quasi tutte le squadre in cui ha giocato. Perché? E quale città o squadra ti è rimasta nel cuore?
“Nel corso della mia carriera son stato fortunato, potendo giocare in squadre e ,soprattutto, città ideali per potermi esprimere al meglio. Ogni mio cambiamento di società è sempre avvenuto nella massima tranquillità e condivisione delle scelte fra le squadre e quelli che erano i miei desideri. Diciamo che ho sempre privilegiato le squadre che mi hanno cercato con insistenza dimostrando di credere veramente nelle mie possibilità.
Posso dire però che nella prima parte della carriera è stata fondamentale l’approdoa Montichiari; lontano mille chilometri da casa, poco più che maggiorenne, ho trovato un ambiente davvero familiare. Dei dirigenti e dei tifosi che mi hanno aiutato a crescere e diventare un giocatore vero. Ho dei ricordi bellissimi, nella seconda parte della mia carriera, anche di Vibo Valentia; una piazza che molti non accettavano ma che ho amato visceralmente per il calore che sapeva dare
agli atleti e per la vicinanza della gente di Calabria. Inutile dire che lo stesso affetto ho ritrovato qui a Gioia del Colle; ho trovato un ambiente stimolante e una società che sta facendo dei passi da gigante per affermarsi anche a livello di immagine sulla scena nazionale”.
Venendo alla Nava Gioia del Colle, come giudichi la nuova Nava rispetto a quella dello scorso anno?
“La squadra di quest’anno è mutata moltissimo rispetto alla passata stagione. Nello scorso campionato avevamo un team composto da giocatori più esperti che facevano della duttilità la loro forza. Spesso anche
quelli che venivano considerati riserve non facevano sentire la mancanza dei titolari. Il filo conduttore della compagine di quest’anno è la gioventù; sono arrivati dei giovani, anche stranieri, di grandi prospettive. Questo comporta una duplice conseguenza: da un lato possiamo godere della freschezza e della forza tipiche dei giovani giocatori; dall’altro abbiamo bisogno di tempo per trovare la giusta amalgama e per far si che questi ragazzi si ambientino della nuova realtà della A2; la buona gara di domenica sembra però dirci che siamo sulla buona strada”.

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