Il capitano non le manda a dire. Duro, arrabbiato, Riccardo Fenili riesce a stento a trattenere la rabbia per la sconfitta con Città di Castello. Lui che nel terzo set è entrato in campo con la voglia di riaprire la partita, lui che ha lottato fino all’ultimo pallone, questa sconfitta non l’accetta e, soprattutto, non accetta il modo in cui è maturata. Non ha peli sulla lingua il capitano e la sua analisi di quanto è successo nella sciagurata domenica della Quasar è spietata.
Allora capitano, due set in cui la Quasar ha approcciato la gara forse con l’atteggiamento sbagliato e poi la reazione nel terzo con l’ingresso tuo di Bertoli e Vanini.
“Come già era successo a Sora, abbiamo provato a riaprire la gara dopo i primi due set persi e non ci siamo riusciti per un soffio. Questo non vuol dire che io o chi è subentrato insieme a me sia più bravo di quelli che sono in campo. Non è così. Per una squadra è umiliante perdere a causa dell’atteggiamento sbagliato in campo e di questo dovremo parlare in settimana, analizzare tutti insieme, giocatori e staff tecnico, cosa è successo ed ognuno prendersi le proprie responsabilità. Di sicuro così non va bene. Personalmente uscire sconfitto da una gara contro una squadra alla nostra portata mi fa perdere il sonno”.
Città di Castello è sembrata più lucida, più determinata nei momenti decisivi. Non a caso nei primi due set il loro break è sempre arrivato sul 18-18.
“Hanno difeso moltissimo ed hanno messo in campo grinta e lucidità. Potevamo riaprire i giochi nel terzo set ma abbiamo gettato al vento diversi set point per fretta di chiudere. Alla fine sono stati bravi loro a sfruttare i nostri errori. La reazione del terzo parziale, però, rimane un aspetto positivo, forse l’unico, della nostra prestazione contro Città di Castello”.
Si può ripartire da quella?
“Si può ripartire dall’atteggiamento e dallo spirito messo in campo da alcuni di noi. Certo non da quello mostrato da altri miei compagni”.