La mattina dello scorso 8 ottobre, durante la prima partita del Memorial “Nonno Gino” contro la nazionale del Qatar, l’opposto argentino Santiago Darraidou si è procurato una lussazione esposta del quinto dito della mano sinistra. Si giocava il terzo set, Sora era in vantaggio 15-10 quando…
“Io stavo in posto 4 e il palleggiatore, Scappaticcio, in zona 1, questa non è la mia posizione a muro, non scelgo di restarci mai o al massimo ogni tanto come avevo deciso in quel momento. Non ho fatto la rincorsa per murare ma ho aspettato fermo nella posizione per fare il salto. L’attaccante avversario, il numero 16 opposto della nazionale del Qatar, Hibraim, è andato molto alto a colpire la palla e ha attaccato con violenza sopra la punta delle mie dita prendendomi in pieno il mignolo. Ho sentito subito qualcosa che mi ha tagliato a metà del dito, ho avvertito proprio la sensazione di “stracciare”. Credevo che l’osso del mignolo fosse solamente uscito così come pure i miei compagni che continuavano a dirmi “tiralo, tiralo” e io ho provato a spingerlo ma quando ho toccato… ho sentito l’osso. Prima non avevo guardato ma subito dopo aver toccato i miei occhi si sono posati sulla mano e ho visto che il dito era in una direzione e l’osso stava dalla parte opposta, ma soprattutto fuori dalla carne. Sono rimasto molto spaventato dalle facce che avevano i ragazzi che mi guardavano impauritissimi: ricordo bene quella di Enrico (Libraro) che era immobile con gli occhi sgranati, la bocca semi aperta e una smorfia di incredulità disegnata e Michele (Gatto) che ha fatto un balzo indietro come quando vedi un mostro e poi si è girato di scatto. Subito è arrivato Gigino (Luigi Duro, il massaggiatore) che mi ha coperto la mano con un asciugamano e mi ha accompagnato verso l’autoambulanza dove lui non è potuto salire ma l’ha seguita con la sua macchina. Durante il tragitto dal palazzetto all’ospedale l’unica cosa che riuscivo a pensare era che mi avrebbero dovuto operare perché da come era uscito fuori l’osso dalla carne e da come era staccato dal resto del dito…praticamente il mignolo era diviso in due pezzi di cui uno faceva parte ancora della mano e l’altro era uscito dalla carne e nonostante avessi l’asciugamano, sentivo l’osso che era fuori, che non stava nella posizione. Il dolore non era tanto, era più lo spavento di vedere come era fatto quel mio ossicino e il nervosismo che sarei dovuto stare tanto tempo lontano dal campo. Studiando la lastra l’ortopedico dell’ospedale di Frosinone mi hanno detto che era un lussazione esposta e fortunatamente non una frattura. Il mio primo pensiero è stato – bene! Allora torno subito a giocare! Io sono un po’ pazzo e avevo la fiducia di giocare subito e scendere in campo per la prima di campionato. Però non avevo fatto i conti con i tre punti di sutura che mi hanno messo lì dove l’osso aveva stracciato la carne. Tutti mi dicevano che per far rimarginare la ferita ci sarebbero volute almeno tre settimane e allora dentro di me facevo i conti – tre settimane fanno 21 giorni, ne sono passati due quindi ne mancano 19…seeee!!! Non è possibile! Così quello stesso giorno ero già in palestra pesi – tanto è solo un dito! La sfiga è stata che si trattava di un dito della mano sinistra ossia la mano con cui schiaccio, ma a me non interessava e continuavo a dire – mi alleno perché domenica contro Genova devo essere in campo. Con il passare dei giorni diminuiva il dolore, aumentava la voglia di giocare e cresceva dentro di me sempre più la rabbia per un infortunio strano che mi permetteva di fare tutto, correre, saltare, tranne la cosa più importante: schiacciare. Sono sempre andato a fare allenamento con i miei compagni, mi mettevo in difesa e andavo incontro a ogni attacco fino a quando una palla mi ha preso dritta sulla mano e il mister, indicandomi la strada della panchina mi ha detto – grazie! Puoi accomodarti. Ho schiacciato, per modo dire, la prima palla solo sabato 23, il giorno prima della partita casalinga contro Reggio Emilia, mentre durante l’allenamento precedente avevo provato ad attaccare prendendo il pallone con il polso. Sabato era iniziato tutto come uno scherzo, i miei compagni ridevano ma piano piano ho schiacciato sempre più forte fino a raggiungere un buon risultato. Finalmente è arrivata la domenica, il giorno della partita e io mi sentivo pronto a scendere in campo ma dall’infortunio a quel momento erano passate solo due settimane e anche se i punti li avevo tolti la mano non era ancora pronta per toccare con violenza il pallone. A un certo punto dell’incontro mister Gatto autorizza il cambio, io ero felicissimo mentre tutti gli altri, soprattutto gli avversari, credevano fosse solo una tattica per spaventarli e che non sarei stato in grado di toccare palla. Nel primo cambio sono entrato solo in seconda linea ma poi in panchina ho dato il tormento a coach Alberto, gli tiravo la giacchetta e gli chiedevo in continuazione –mister fammi entrare! Un pochino solo! E finalmente sono rimasto anche in prima linea. Ho fatto 4 punti ma credo che per vincere tutto è importante, sia 20 punti che 4. E poi quello che un atleta può dare alla propria squadra non sono solo punti.
È stato un recupero velocissimo, definito da tutti “record” e il merito, oltre alla mia caparbietà, è stato del dottore David Giannetti, del fisioterapista Antonio Ludovici e del massaggiatore Luigi Duro che mi sono stati sempre vicini e mi hanno seguito passo passo. Con Giggino (Luigi Duro) mi sentivo al telefono cinque volte al giorno minimo: mi chiamava in continuazione per accertarsi sulle condizione della mano. Diciamo che in queste due settimane ho trascorso più tempo con lui che con mia moglie. A parte gli scherzi, Giggino mi è stato molto vicino e ha avuto molta pazienza, abbiamo provato quattro o cinque fasciature prima di trovare quella che mi permettesse meglio di poter giocare proteggendo al massimo la ferita. Si è impegnato molto per questa cosa, ogni giorno veniva da me con una soluzione nuova e la provavamo insieme in allenamento per poter trovare la fasciatura più adeguata al mio caso e alla fine ha fatto un lavoro bellissimo. Siamo riusciti a trovare la cosa più adatta, che ha funzionato alla grande e devo ringraziarlo tanto perché è stato lui a darmi la sicurezza di poter entrare in campo e di schiacciare senza la paura di farmi male, cioè mi ha infuso quella fiducia che psicologicamente mi permette di attaccare senza che mi ronzi in testa il continuo pensiero che il contatto con la palla possa farmi sentire dolore o peggio riportarmi all’infortunio iniziale. Diciamo che ora la paura più grande che mi è rimasta è ovviamente quella di murare, domenica l’ho fatto e dopo aver provato il contatto con la palla schiacciata ho deciso di salire a muro solo con la mano destra, e per fortuna che gli avversari non se ne sono accorti!!!
Contemporaneamente alle coccole di Giggino ho avuto l’intero staff del centro di fisioterapia riabilitativa Phisioglobal, sempre a disposizione. Tutti i giorni sono andato nel loro studio a Isola del Liri in via Piscicelli e sono stato trattato benissimo perché la Phisioglobal si avvale di una equipe spacializzata che mette al primo posto il paziente e segue passo passo la sua riabilitazione attraverso tecniche e apparecchiature all’avanguardia e per di più in un ambiente accogliente dove regna la cortesia e la disponibilità. Quindi ho avuto a disposizione tutti macchinari necessari per la mia riabilitazione fatta di terapia antalgica e mobilizzazione e questo non è poco perché avevo degli orari strani andando comunque a fare allenamento ogni giorno e inserendo i trattamenti nel tempo libero. Spesso comunicavo la mia presenza solo poche ore prima, ma tutto l’equipe del dottor Ludovici mi è stato sempre dietro e ha assecondato tutte le mie esigenze. Ringrazio tutte queste persone che mi sono state vicino e hanno permesso la mia guarigione con questi tempi straordinari sempre sotto l’attenta supervisione del grande dottor David Giannetti che ha coordinato le “operazioni di recupero”. Non sono ancora guarito del tutto però cercherò sempre di dare il massimo in campo sperando di arrivare al più presto alla forma ottimale”.

Carla De Caris – Responsabile Uff. Stampa Globo Banca Popolare del Frusinate Sora