Il capitano non tiene mai paura: cantava così de Gregori nel 1982, nel suo album dal nome “Titanic” a proposito di un capitano coraggioso che però non aveva fatto i conti con un’avversità enorme ovvero un iceberg di dimensioni spaventose da superare. L’autore ci consentirà un po’ di futurismo per arrivare a parlare dei nostri capitani, in primis i dirigenti, coloro i quali sono al comando di una nave nuova di zecca, varata in estate grazie ad astute manovre di mercato: una macchina organizzativa ben collaudata e capace di sorprendere tutti, persino loro stessi; e poi c’è il capitano in campo, colui il quale guida una nave da un milione di cavalli che al posto degli zoccoli hanno le ali: l’anno scorso il gladiatore Francesco Valente ha portato in porto la sua nave, conquistando tanti campi della B1, ma soprattutto portando Molfetta nella seconda serie nazionale. Una missione compiuta grazie ad un collettivo unito e straordinario sia dentro che fuori dal campo. A precedere Ciccio Valente due autentici signori della pallavolo che a Molfetta hanno lasciato il segno: Gabriel Kunda e Bruno de Mori.
Quest’anno la linea sotto il numero di maglia toccherà all’espertissimo Massimo Botti, 38 anni, da Piacenza: classe 1973, una vita sul parquet e da centrale: 22 stagioni in seria A, 470 incontri disputati, più di 3800 punti realizzati e oltre 500 muri. Basta questo per capire chi si ha difronte. Come se non bastasse anche il cognome ne agevola la comprensione. 196 centimetri di classe al centro della rete, lui ha scelto il numero 8, che rappresenta l’incognito o l’infinito. Dunque niente male per essere il condottiero di una nave.
<> E certamente un capitano non le manda a dire:<>; e chiude:<>.
La nave è pronta per superare gli iceberg domenica dopo domenica in giro per l’Italia, l’equipaggio altamente offensivo è già pronto per conquistare i parquet di questa serie A. Il vento è a favore: tutti a bordo, una nuova avventura sta per cominciare.

Ufficio stampa Pallavolo Molfetta
Domenico de Stena
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